martedì 27 dicembre 2016

Capodanno 2017

Se volete fare un veglione diverso dal solito ecco la vostra occasione!
Ciaspole, pila frontale, voglia di camminare (ma poco) e un rifugio alpino: questi gli ingredienti del nostro capodanno. Non mancheranno spumante, falò e panettone. Mancherà la cena che avrete già fatto a casa.

Per informazioni, non esistate a contattarci:
tel 0122 96060 e 366 7865123
email info@guidealpinevalsusa.com


mercoledì 12 ottobre 2016

Autunno????

Autunno od inverno?
La neve è arrivata!
Scioliniamo?
Spolveriamo le racchette da neve?


lunedì 28 marzo 2016

Pasqua 2016

Pasqua 2016.... si mangia il capretto? o si segue la dieta vegana? Niente di tutto ciò!
Una bella gita in Ciaspole con le Guide Alpine Valsusa: neve, tracce di picchi, lepri e... divertimento!


E la fetta di colomba a merenda è guadagnata!!!!

domenica 23 agosto 2015

“Rampicate” nel Vallon du Chardonnet: (Briançon)

Il briançonnais con le sue grandi pareti di calcare è un luogo di richiamo mondiale per gli arrampicatori. Le pareti più famose sono le Tenailles de Montbrison e la Tete d'Aval, ma anche la Vallée de la Clarée con le sue guglie di aspetto dolomitico e le sue pareti offre numerose opportunità.
In particolare il Vallon du Chardonnet, una valle laterale che si diparte dalla località Fontcouverte, è ricca di pareti ambite: la Crete du Diable, la Crete du Raisin, il Pavé du Chardonnet, le numerose Tour de Queyrellin.
Si tratta di pareti di calcare grigio, generalmente di buona qualità sulle quali sono state tracciate numerose vie chiodate a spit di tutte le difficoltà.
Si può effettuare la traversata integrale della cresta dei Raisin con qualche passo di V grado o salire le vie ABO sulla splendida roccia delle Tour du Queyrellin.
Nel vallone, nei pressi degli omonimi chalet v'è un caratteristico rifugio. Si tratta quindi di un luogo davvero ideale per un soggiorno di arrampicata.

La società Guide Alpine Valsusa propone, nei giorni 1 e 2 settembre un soggiorno  fra roccia, praterie e marmotte per spellarsi le dita su splendide vie.
Le vie verranno concordate con i partecipanti in base ai desideri e alle capacità. Ogni guida alpina potrà accompagnare al massimo 2 persone.

Per informazioni:
Guide Alpine Valsusa
“” v. Medail, Bardonecchia 17:00-19:30
Chalet delle Guide
tel 0122 96060 o 366 7865123
email: info@guidealpinevalsusa.com

mercoledì 19 agosto 2015

Pertus di Romean: le fatiche di un uomo solitario

Era il 1526, i pascoli assolati della Ramats avevano chiesto acqua per tutta l'estate e finalmente si aveva una soluzione per portare acqua su questo arido versante.
L'acquedotto in legno che già ai tempi dei romani portava l'acqua era di difficile manutenzione e perdeva acqua e allora perché non scavare un tunnel per portare l'acqua da un versante all'altro della montagna?
Per fare questo venne ingaggiato il signor Colombano Romean, minatore originario di questi luoghi, che non deludette le aspettative dei committenti e dopo 8 anni di lavoro solitario a 2000m di quota consegnò la sua opera.
Non mancano leggende, racconti e supposizioni che raccontano come Romean scavò il  tunnel e quale fu il suo destino una volta finito il lavoro che costò ben caro al comune di Chiomonte.

Il tunnel, lungo 500m, si trova al di sotto dei Quattro Denti di Chiomonte e vi sono numerose vie di accesso.
Alcune sono:

- dalle Grange della Valle 1769m si reperisce un sentiero che si congiunge alla strada sterrata che porta alle Grange Clot di Brun 1905m. Da qui si prosegue prima in piano e poi salendo, andando sempre verso est, fino a giungere all'imbocco del tunnel. Da qui si può proseguire per raggiungere la cima dei Quattro denti di Chiomonte 2106m.

- dalle Grange della Valle 1769m si sale al Passo Clopaca 2800m e poi si prende il costone che con sali-scendi porta fino ai Quattro Denti. Da qui si può scendere sul lato della Val di Susa fino all'uscita del tunnel, oppure scendere sull'altro versante e reperire l'imbocco del tunnel a quota 2030m, poco più in alto delle Grande Thullie.

- Da Ramats o da Amburnet si prende il sentiero che sale alle Grange Pertusio e poi al tunnel.

martedì 4 agosto 2015

Bardonecchia: storie di uomini e montagne

versione integrale dell'articolo pubblicato da Torino Magazine sull'allegato Bardonecchia Magazine n° 1

Bardonecchia. Una piccola città, al centro delle Alpi Cozie Settentrionali, relativamente isolata dalle due vie storiche di comunicazione con la Francia, i colli del Monginevro e del Moncenisio, assurse alla grande notorietà per il primo traforo ferroviario delle Alpi, il Traforo del Frejus, aperto al traffico 1871.
Con l’arrivo della linea ferroviaria nacquero i primi alberghi e la cittadina cominciò a svilupparsi come centro turistico, soprattutto, estivo.
All’inizio del novecento, fu protagonista della nascita, in Italia, dello sci, diventando una delle più famose e conosciute stazioni invernali con l’appellativo di Perla delle Alpi.
Molto meno conosciuto è il ruolo che Bardonecchia, o, meglio, le sue montagne, divenute, grazie alla ferrovia, facilmente raggiungibili, svolsero nello sviluppo dell’ambiente alpinistico torinese, e non solo.
Attorno ad esse si accentrò, soprattutto, nella Valle di Rochemolles e Massiccio d’Ambin e nella Valle Stretta, l’attenzione da parte dei primi alpinisti esploratori e, in seguito, dei praticanti tale attività quale vero e proprio sport.
La prima notizia di una salita alpinistica in Valle di Susa risale al 1358 quando, per voto religioso, Bonifacio Rotario d’Asti salì, ben prima della conquista del Monte Bianco del 1786, considerata l’inizio dell’alpinismo, la cima del Rocciamelone alta 3537 metri.
Notizia che ha fatto molto discutere gli storici e, di cui, mancano testimonianze che si possano considerare certe ma, in ogni caso, è riportata nelle cronache.
Bisogna dire, anche, che la prima esplorazione delle Alpi Cozie avvenne, probabilmente non collegata, direttamente, ad una componente alpinistica, per opera dei topografi militari, incaricati dallo Stato Maggiore del Ducato di Savoia e Regno di Sardegna di redigere la carta militare.
Nel 1822 salirono lo Chaberton e, l’anno successivo, la Rocca d’Ambin e l’esplorazione continuò, in maniera sistematica, fino al 1835.
Inoltre, è indubbio, che alcune cime fossero già state frequentate, salendo per la via, logicamente, più semplice, dai cacciatori valligiani durante le loro battute di caccia.
L’inizio dell’esplorazione alpinistica delle Alpi Cozie coincide, in grandi linee, con la nascita, nel 1863 a Torino, su impulso di Quintino Sella e Bartolomeo Gastaldi, del Club Alpino Italiano.
Una intera generazione di alpinisti, in particolare torinesi (Martino Baretti, Leopoldo Barale, Agostino Ferrari, Felice Montaldo, Ettore Mattirolo, Giuseppe Corrà, Paolo Gastaldi, per citarne qualcuno) tra il 1870 e l’inizio del secolo successivo ha salito le punte intorno a Bardonecchia, aprendo itinerari logici, ma sempre più arditi.
Nello stesso periodo nasce, ad opera di montanari perspicaci e ottimi conoscitori del loro territorio, un nuovo mestiere: la guida alpina.
Tra gli altri si distinguono per la loro intensa attività sulle montagne Bardonecchiesi i Sibille di Chiomonte e i Medail e i Vallory di Bardonecchia.
Crediamo sia importante menzionare, in ordine cronologico, alcuni dei passi più importanti di questa conquista .
Nel 1875, in Valle di Rochemolles, il 3 agosto Martino Baretti sale, con Pietro Medail e Augusto Sibille, la cresta Nord Ovest della Pierre Menue 3507 metri, la più alta cima della Alpi Cozie;
il 21 agosto Felice Montaldo con Augusto Sibille sale il versante Ovest Nord Ovest della punta Sud Ovest della Rognosa d’Etiache 3376 metri.
Il 6 settembre 1876 Felice Montaldo con Augusto Sibille sale la cresta Nord Ovest alla punta Nord del Grand Cordonnier 3086 metri
Nel 1880, ancora in Valle di Rochemolles, Giuseppe Corrà, M.Dogliotti e B. Oliveri salgono la Cresta San Michele 3254 metri trovando un ometto di pietre sulla punta.
Nel 1882, in Valle Stretta, il 14 luglio Giuseppe Corrà sale , in solitaria, il versante Nord della Rocca Bernauda 3222 metri; mentre il 1 agosto, sempre Giuseppe Corrà, in Valle di Rochemolles, raggiunge, con Francesco Medail, la punta Nord Est della Rognosa per la cresta Est.
Il 21 settembre 1884 Leopoldo Barale, Edoardo Fierz e Ermanno Gregori con Augusto Sibille salgono la Punta Baldassarre 3156 metri in Valle Stretta.
Nel 1885, sempre in Valle Stretta, il 29 giugno Leopoldo Barale, Michelangelo Borgarelli, Edoardo Fierz con Augusto Sibille salgono il versante Nord Ovest della Rocca Bernauda 3222 metri e scendono per il versante Sud; mentre il 20 settembre Cesare Fiorio, Carlo Ratti e A. Gervasone salgono per la cresta Sud Est della Rocca Bernauda 3222 metri.
Nel 1888, in Valle di Rochemolles, il 25 luglio Ettore Mattirolo con Augusto Sibille sale il Bric del Mezzodì 2904 metri; il 23 agosto Giuseppe Corrà, Cesare Fiorio e Carlo Ratti salgono, dalla Valle Stretta, la cresta Sud Sud Ovest della Gran Somma 3014 metri e la cresta Ovest Sud Ovest della Gran Bagna 3080 metri, per scendere, poi, per il versante Sud Est del Colle della Gran Bagna in Valle della Rho.
Nella stessa valle, 23 giugno 1889 Giuseppe Corrà e F. Gonella con Augusto Sibille salgono la parete Est Nord Est e la cresta Sud Est della Rocca Bernauda 3222 metri (già discesa da Cesare Fiorio, Carlo Ratti e A. Gervasone in occasione della loro salita del 20 settembre 1885).
Nel 1890 la cordata Ettore Canzio e Nicola Vigna, sale, sempre in Valle Stretta, il 22 giugno, con Antonio Vachet, la cresta Sud Est della Punta Gasparre 2808 metri e il 23 giugno, per il versante Est, la Rocca Pompea 3163 metri.
Sempre in Valle Stretta: il 30 giugno 1895 Paolo Gastaldi e Vittorio Giordana con Edoardo Sibille salgono la Rocca Bissort 3026 metri; il 2 luglio 1896 Bruno Martini e Mario Ceradini salgono la Guglia Rossa 2545 metri per la cresta Est Nord Est; il 29 giugno 1897 Carlo Ratti ed Ettore Canzio salgono la Rocca di Valmeinier 3025 metri.
In Valle della Rho il18 agosto 1898 Mario Ceradini con Edoardo Sibille apre la seconda via sulla parete Est Nord Est e la cresta Sud Est della Rocca Bernauda 3222 metri; il 3 settembre 1898 A. Ferrero con Domenico Sigot inventa la terza via sulla parete Est Nord Est e la cresta Sud Est della Rocca Bernauda 3222 metri.
Il 9 settembre 1900, di nuovo in Valle di Rochemolles, Leopoldo Barale e Michelangelo Borgarelli con Edoardo e Romano Sibille salgono la punta Sud del Grand Cordonnier 3087 metri, per la cresta Sud e il versante Est.
Quello che, a prima vista, può sembrare un mero elenco di nomi e date, è la dimostrazione di quale interesse abbiano suscitato le nostre montagne e, se lo scorriamo individuando, con l’aiuto di una cartina al 25.000 di Bardonecchia, le varie punte per ammirarle mentre passeggiamo nelle valli potremo accorgerci di quanto sia reale quello slogan che recita “Bardonecchia – la montagna da spettacolo”.
Quanto questo spettacolo abbia colpito generazioni di frequentatori delle montagne è confermato dalla ripetuta presenza del grande alpinista e scrittore di montagna William Augustus Brevoort Coolidge che calcò le cime bardonecchiesi tra 1873 e il 1885.
Nato in America, ma trasferitosi in Inghilterra, scoprì le Alpi di cui divenne assiduo frequentatore con all’attivo un ottantina di prime ascensioni e più di millesettecento scalate, quasi tutte effettuate in compagnia delle guide alpine Christian Almer, padre e figlio, di Grindelwald, cittadina svizzera, ai piedi dell’Eiger, dove si trasferì e trascorse gli ultimi anni della propria vita.
Di professione storico e teologo, collaborò alla stesura di enciclopedie e scrisse articoli sulla montagna per ogni club alpino esistente e rigorose guide sui territori alpini frequentati.
Coolidge non fu un collezionista di prime salite, ma un amante della bellezza montana.
Ciò traspare da tutti i suoi scritti ed è confermato dal fatto che varie salite furono ripetute anche più di una volta.
Il 25 luglio del 1873, Coolidge venne, per la prima volta, nella zona di Bardonecchia e salì (con le guide Almer e Pierre Michel) il Monte Niblè 3365 metri trovando, in punta, un ometto di pietre.
Il 18 agosto 1878 sale il Picco del Tabor con Christian Almer (padre e figlio) e scende, per la prima volta, il versante Nord.
Il 2 agosto 1883 attraversa, con Christian Almer (padre e figlio) il Colle Nord dei Denti d’Ambin e, due giorni dopo, la punta Nord Est della Rognosa è raggiunta, per la cresta Sud Ovest.
Il 18 settembre 1885 con C. Almer attraversa il Passo della Rognosa 3071 metri superando le difficoltà alpinistiche del versante francese.
Forse una sua frase, “se una cima è opera della natura, un passo alpino è opera dell´uomo”, può farci capire il fascino che la conca di Bardonecchia, con le sue cime, le sue valli e i suoi passi esercitò nel grande alpinista inglese e non solo.
Una assidua frequentazione delle valli e delle montagne di Bardonecchia continuò nel periodo dall’inizio del XX secolo fino alla Grande Guerra.
A Bardonecchia compaiono gli sci, a Torino, primo in Italia, viene fondato, nel 1901, lo Ski Club Torino e, sempre nello stesso anno, Adolfo Kind, Angelo Benassati e Ubaldo Valbusa, pionieri di questo sport, salgono, per la prima volta, con gli sci il Monte Tabor.
Oltre a questo, nasce una nuova generazione di alpinisti, tendenzialmente senza guida, che traccerà nella nostra conca, nuovi itinerari il cui obiettivo non è più quello di esplorare o di arrivare in vetta per la via più logica, ma per quella più difficile: si cerca la soluzione del problema alpinistico.
Si sviluppa, sempre di più, l’alpinismo invernale con la ripetizione della maggior parte delle vie tracciate dalla generazione precedente.
Nel 1904 viene fondato il Club Alpino Accademico che racchiude i migliori alpinisti del momento.
La Valle Stretta, facilmente raggiungibile grazie alla ferrovia e dotata dal 1913 del rifugio omonimo (sostituito nel 1930 dall’ancora esistente rifugio III° Alpini) diventa il polo di una intensissima attività.
Fanno parte di questa schiera di alpinisti Carlo Fortina, Adolfo Hess, Bernardino Oglietti, Mario Ambrosio, Giacomo Dumontel, autori tra il 1905 e il 1910 di prime salite sui Serous, Vittorio Sigismondi prima traversata integrale dei Serous compiuta da solo nel 1908, Cesare Negri, Mario ed Ettore Santi (vie nuove sulla Guglia del Mezzodì e sul Grand Cordonnier 1911), Ernesto Martiny, Aldo Chiappero, Ettore Stagno, Bernardo Fenolio, Francesco Pergameni (traversata Rocche del Cammello – Rocca di Miglia 1907, traversata inversa 1914), Pietro Ravelli, Valerio Valerio e Ettore Miglia (ardita via alla Punta Mattirolo ai Serous 1911).
Da non dimenticare Franco Grottanelli, toscano ma valsusino di adozione, fondatore del Club Alpino Accademico di Avigliana che, in un suo scritto inerente la salita al Gran Serous, cita la guida alpina di Rochemolles Francesco Durand definendolo “…Il mio maestro di scienza alpina…”., Saverio Ranzi (Punta Questa ai Serous 1914), Emilio Questa, Pompeo Viglino, Julius Kugy (via nuova al Pic del Tabor 1913), Lorenzo e Mario Borrelli, molto attivi negli anni venti nell’alto vallone di Rochemolles.
Francesco Pergameni sale con gli sci, nel 1915, il Monte Niblè, la Punta Ferrand e la Rocca d’Ambin
Nel ventennio interbellico, pur assistendo a salite di grande livello, si registra una flessione della frequentazione alpinistica della zona dovuta alle migliorie della rete stradale e dei mezzi di trasporto che consentono di abbattere i tempi di percorrenza per raggiungere altre valli, nuovi obbiettivi.
Ciò nonostante, anche grazie alla costruzione del rifugio Camillo Scarfiotti in Valle di Rochemolles a quota 2165 metri, inaugurato dal CAI Torino nel 1924, nelle due valli principali di Bardonecchia, si consolida la pratica dello scialpinismo e dell’alpinismo invernale.
Per lo scialpinismo Pietro Ravelli e Adolfo Vecchietti salgono, nel febbraio del 33, il Colle della Gran Somma, mentre M. Bassani, G. Collo e R. Muggia salgono, nel febbraio dell’anno successivo, la Punta Baldassarre.
Vanno segnalate le salite invernali, il gennaio del 21, da parte di Umberto Balestri, Luigi Chiesa e Giuseppe Vigliani del Dente della Bissort e, il 28 febbraio del 26, quella della vicina Rocca ad opera di B. Boletti, E: Capello e M. Gatto.
Tra il 1929 e il 1933 sei prime salite in Valle Stretta, Valle della Rho e Valle di Rochemolles per la fortissima cordata Ettore Ellena e Agostino Cicogna.
A metà degli anni ’30 la Torre Germana , in Valle Stretta, viene salita, per lo spigolo Sud Sud Ovest, da Gabriele Boccalatte, Michele Rivero e Mario Piolti; nel 36 Giusto Gervasutti completerà questa via che prenderà il suo nome ed, ancor oggi, è l’itinerario più frequentato della Valle Stretta.
Nello stesso anno Leo Dubosc, Achille Calosso, Enrico Adami e Stefano Ceresa compiono la prima ascensione della Parete dei Militi: è l’inizio del futuro.
Durante il periodo bellico alcuni forti alpinisti riuscirono ad aprire alcune vie proprio sulla Parete dei Militi: Giusto Gervasutti, Guido De Rege, Michele Rivero, Giuseppe Gagliardone, ma è alla fine della guerra che la Valle Stretta torna, prepotentemente, alla ribalta.
Pur registrando alcune salite alpinistiche di grande spessore (direttissima alla Punta Mattirolo/Serous, G. e L. Lanino 1947; Torre Maria Celeste/Rognosa d’Etiache, Menegatti, Rabbi e Rossa 1953; Dente della Bissort, Fornelli e Ghigo 1953) il centro di interesse per nuove vie si è spostato verso le grandi montagne che però richiedono tempo e denaro.
Questo fa si che, essendo il sabato lavorativo ed essendo, economicamente, impegnativo spostarsi per la sola domenica in alta montagna, con il rischio di incappare, oltretutto, nel brutto tempo vanificando, così, la trasferta, le grandi salite vengano relegate nei periodi di vacanza.
Però gli alpinisti hanno bisogno di allenarsi e cercano strutture brevi: pareti di roccia facili da raggiungere, sufficientemente difficili da essere delle buone palestre d’arrampicata.
Ed è qui che Bardonecchia emerge, nuovamente, per la sua facile accessibilità e per la Valle Stretta con due formidabili palestre: la Parete dei Militi e il Croz del Rifugio oltre alle Cinque Torri della Guglia Rossa (che in realtà sono sei), la Cresta del Fortino e la Torre Virginia, la Torre Marta e la Torre Germana.
Nella moltitudine di alpinisti, che frequentano le palestre di arrampicata bardonecchiesi, emergono, oltre quelli già citati, i nomi di Arturo Rampini, Corradino Rabbi, Guido Rossa, Marco Mai, Ettore Russo, Piero Fornelli, Luciano Ghigo, Nando Borio, Mario De Albertis, Vincenzo Appiano, Luigi Pistamiglio, Paolo Fava, Walter Bonatti e molti altri.
Nel 1966 la cordata Gian Piero Motti e Gian Carlo Grassi, in ottobre, apre la via del Diedro del Terrore sulla Parete dei Militi, riuscendo a superare la fascia strapiombante che aveva sempre respinto Guido Rossa.
E’ la prima via, in questo territorio, classificata ED (estremamente difficile), ancora una volta qualcosa di nuovo all’orizzonte.
Proprio prendendo spunto da uno scritto di Gian Piero Motti nasce, negli anni settanta, sulla scia della contestazione del ’68, il movimento alpinistico Nuovo Mattino che influenzerà lo sviluppo dell’alpinismo e dell’arrampicata moderna.
Ma questa è un’altra storia che merita di essere raccontata a parte.
La stessa sorte tocca alla storia contemporanea della frequentazione alpinistica di Bardonecchia.
Ci limiteremo a ricordare che nel 1972 nasce la sezione locale del CAI,.
Nel 1974 Alberto Re si diploma Guida Alpina, facendo da capostipite ad una serie di giovani che lo diventeranno e formeranno il Gruppo Guide Alpine Valsusa (oggi Scuola di alpinismo, scialpinismo e arrampicata Guide Alpine Valsusa).
Nel 1975 si disputa il I° trofeo Penne Mozze gara di scialpinismo attraverso il Massiccio d’Ambin.
Nel 1985 viene disputata, alla Parete dei Militi, la competizione di arrampicata Sportroccia, prima manifestazione internazionale, che rappresentò, praticamente, il primo campionato del mondo.
Anche di queste ed altre cose, e della situazione alpinistica odierna delle Alpi Cozie Settentrionali parleremo un’altra volta.

Alberto Borello
Guida Alpina